Dalla flessibilità nella gestione degli orari, al lavoro da casa per una neomamma. Se Gate-away.com ha sempre cercato di andare incontro alle esigenze dei propri dipendenti, da settembre scorso ha introdotto ufficialmente delle politiche di smart working, garantendo loro una maggiore autonomia.

L’orario diventa flessibile, in entrata e in uscita e per la durata della pausa pranzo. I dipendenti decidono rispetto alle proprie esigenze: dall’ora di sport a pranzo, alla corsa mattutina, ai bambini da portare e riprendere da scuola.

Tina Ciabò, account manager dell’azienda, ha usufruito di queste nuove politiche e ci racconta la sua esperienza. Le è stato proposto, dopo 5 mesi di maternità (1 mese prima del parto e 4 mesi dopo) di lavorare da casa.

Smart working per una neomamma: la storia di Tina

Tina: “Non avrei potuto lasciare la mia Maria Celeste a 3 mesi e mezzo. Quando l’azienda mi ha proposto la soluzione di lavorare da casa, con un un contratto di tre mesi, l’ho colta al volo, nonostante i mille dubbi: non sapevo se sarei riuscita a organizzarmi al meglio. L’azienda mi ha fornito il pc e tutti i collegamenti ai programmi fondamentali per il mio lavoro”.

Smart working: Tina Ciabò

A distanza di un mese, come ti trovi?

“Riesco a lavorare perché la bambina sta con mia madre e, all’occorrenza, posso intervenire io. Ho deciso di lavorare a casa di mamma perché una volta che ho pensato a mia figlia non mi guardo intorno per eventuali faccende domestiche o cose da sbrigare e riesco a concentrarmi meglio”.

E con tua figlia come va?

“Siamo passate da 24 ore su 24 insieme, al primo distacco. Devo ammettere che se, a livello fisico, la stanchezza la sento di più, mentalmente mi riposo un pochino. E i miei impegni lavorativi scandiscono i ritmi di mia figlia”.

Smart working, quali sono i pro?

“Innanzitutto di poter continuare ad allattare completamente mia figlia percependo uno stipendio pieno. Riesco poi a concentrarmi di più nel silenzio di casa, forse perché quando si ricomincia un lavoro come il mio si parte a bomba. Sto imparando sempre più a organizzare il lavoro secondo i miei orari: un cliente mi ha detto se ci potevamo sentire alle 13, ho detto sì, in ufficio avrei rimandato la telefonata al pomeriggio”.

L’altra cosa positiva del lavoro da casa è che non ingrasso (ride Tina, NDR). Sono famosi i fika time di Gate-away.com (pause caffè in ufficio). Non mangiavo tanti dolci prima di rimanere incinta, ora invece mi è rimasta la voglia”.

E i contro?

“Mi manca il confronto con i colleghi, la battuta che smorza la stanchezza, che rende le ore lavorative più veloci. Anche se mi relaziono molto con loro per telefono e partecipo alle riunioni in ufficio.

Per l’organizzazione del mio lavoro attuale, i contro sono nel caso per mia madre, che adegua i suoi orari ai miei. Ma devo ammettere che il nostro rapporto è molto migliorato: litighiamo molto meno da quando siamo una squadra”.

Come vedi il futuro?

“Questa esperienza mi aiuterà a capire come mi dovrò muovere dopo lo svezzamento. Dovrò decidere se spezzare la giornata lavorativa oppure fare le 6 ore di seguito. In tutta sincerità, all’inizio ho provato un grande timore di non riuscire in questa avventura, ma poi è prevalso il mio carattere: io ce la metto sempre tutta!”.

Secondo il Global Workspace Survey di IWG (Information Workers Group), il 59% delle aziende italiane ha messo in atto politiche di lavoro flessibile. Una percentuale ancora molto lontana dall’80% della Germania e dal 75% dell’Olanda, ma che pone l’Italia sostanzialmente in linea con Spagna (61%) e Francia (60%), mentre in Usa e Uk le percentuali sono leggermente maggiori (69% e 68% rispettivamente).